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Lui & Lei

Medico dello sport 2º parte


di Liliana1980
26.11.2021    |    13.048    |    17 9.6
"Quell’esperienza per lei degradante aveva segnato tutta la famiglia..."
Salve amici e amiche, desidero terminare il racconto della violenza che ho subito e dimenticarla per sempre, ringrazio tutti coloro che mi leggono.

Che pia illusione, che mal riposta fiducia, il maiale comincio a spogliarsi, si tolse i pantaloni e sempre guardandomi negli occhi i boxer, infine il camiciotto.
Era li in piedi, il cazzo quasi moscio, gli occhi spalancati da voglia inappagata.
“credevi fosse finito tutto? povera troietta, ora mi dedicherò alla tua figa, te la leccherò fino a farti morire, vedrai che godrai che tu lo voglia o no, so io come fare”.
“basta dottore la prego basta, ho fatto quello che voleva, la prego mi lasci andare, non dirò nulla a nessuno”.
“zitta troia, deciderò io quando finire, ora saprai cosa vuol dire farti leccare la figa”.
Torno davanti, si inginocchiò tra le cosce spalancate, dopo avermi guardata da vicino.
“bella, molto bella, piena di pelo, come piace a me, chissà perché molte di voi si depilano?”
Non risposi, lanciai un urlo di disperazione, anche se sapevo non serviva a nulla.
“grida pure, fra poco saranno urla di godimento”.
“basta dottore, basta, la prego”.
Era come parlassi al vento.
Accostò la bocca al frutto per lui prelibato, allontanando la mia mano messa lì come ultima illusoria protezione.
Inutile nasconderlo fremetti di piacere quando sentii la lingua del maiale iniziare a lambire le grandi labbra per poi intrufolarsi in direzione di quelle piccole, una mano si unì al gioco e dischiuse la vagina per facilitare l'azione della lingua che riuscì così a raggiungere le piccole labbra ed il clitoride.
Avrei voluto urlare ancora di smetterla, ma il corpo mi stava tradendo.
Sussultai per l'eccitazione quando la lingua iniziò a lambire con piccoli colpi il bottoncino che iniziò immediatamente ad inturgidirsi facendosi, se possibile, ancora più sensibile.
Per quanto odiassi quel contatto, non potevo nascondermi che ci sapeva fare, stava portandomi verso l’estasi, verso il momento in cui non sarei stata più padrona di me stessa maledetta la mia debolezza sessuale, in quel momento avrei voluto essere frigida.
Il maledetto continuò a leccarla , tenendola aperta con una mano mentre infilava, con facilità, un dito della mano libera, in quella fessura fradicia e bollente.
Comincio ad entrare ed uscire ripetutamente dalla vagina finché,tutto si fece più confuso.
Il piacere che ora proveniva da laggiù, era troppo per riuscire a respingerlo, pur sapendo che proveniva da una violenza.
Sentii un intenso calore nascere dal ventre ed espandersi come una scarica elettrica in tutto il corpo.
I muscoli si contrassero, la testa si sollevò dal lettino, la schiena s'inarcò, con una specie di rantolo, ricaddi inerte.
Mi lasciò le dita dentro, sollevò il viso dalla figa intrisa di succhi.
“brava Lilly, hai visto che ti ho fatto godere, non dire di no, guarda quanti umori stanno uscendo”.
Ricordo che lo guardai con un sorriso flebile, ero stremata dal piacere dovevo ammetterlo.
“va bene è vero ho goduto molto, ma ora la prego mi sleghi, facciamola finita”.
Sfilò le dita dalla figa, fruscio di carne umida.
“stai scherzando? e il cazzo non vuoi accontentarlo? preparati a riceverlo”.
Mi prese nuovamente per i fianchi, tirandomi in avanti per quanto fosse possibile.
Sorresse il cazzo con le mani, appoggio la punta del pene, risorto a nuovo turgore, lo appoggiò all’entrata, a contatto del clitoride.
In quel momento, la paura prese il posto della soddisfazione per l’orgasmo appena provato, cominciai ad urlare, non volevo quella penetrazione che mi stava terrorizzando, non volevo, credevo di avergli dato abbastanza, non gliene fregava nulla delle mie urla.
“grida pure, nessuno può sentirti, anzi mi ecciti ancor di più, piccola troia”.
Cambiò angolazione, spinse in avanti il bacino facendo scivolare la lunga asta sul clitoride, una lunga carezza che si concluse quando le palle pelose toccarono le labbra bollenti della figa.
Lentamente si ritrasse ancora una volta carezzando il bottoncino ipersensibile, ed ancora si spinse in avanti, come un archetto sulle corde di un violino, lasciandomi con un delirio di sensazioni contrastanti, tra il piacere che quell'intenso massaggio mi provocava e il terrore di essere riempita da quella mazza indesiderata.
Il respiro si fece sempre più affrettato e corto, il maledetto capì che in breve sarei venuta nuovamente, ero abituata a quella sensazione di snervante massaggio clitorideo, era così che di solito mi masturbavo, ma il maiale aveva altri progetti.
Andò avanti un po’ con quel massaggio al clitoride, poi guardandomi negli occhi.
"ora basta giochetti, ho le palle nuovamente gonfie dalla voglia, desidero esplorare ben bene la figa, ora te lo metto dentro, preparati puttanella, scommetto che non hai mai provato un bel pene così grosso, abituata come sei ai cazzetti dei tuoi amici, questo è un vero cazzo".
Dicendo così me lo fece rivedere, da come ero messa, sembrava mostruoso, poi con un tono che non ammetteva repliche, ne compassione.
“arrivo troietta”.
Emise un sospiro di soddisfazione, misto ad un che di sadismo e con un ghigno, puntò la cappella all'ingresso della vagina, poi lentamente, millimetro dopo millimetro iniziò ad entrare con un'azione incredibilmente continua senza colpi e senza pause, mi aspettavo un colpo secco, invece, si stava comportando in modo “civile”.
Mi sentii letteralmente "aprire" come se qualcuno mi stesse aprendo la pancia in due e poi riempire, riempire, riempire, fino allo stomaco, ed oltre, fino al cuore e sentì come un nodo in gola e deglutì di riflesso, oramai le urla, erano strozzate.
Capii che era entrato del tutto, quando sentii la pressione dello scroto sulla figa.
Solo allora diede una spinta con il bacino penetrandomi ancora di più, scuotendomi tutta, finalmente il suono usci dalla gola, cominciai ad urlare di smetterla.
Non gliene fregava nulla, continuo imperterrito il suo andare e venire, incurante del mio pianto, delle urla, della disperazione, del dolore più morale che fisico.
Solo in quel momento mi ricordai che per dei disturbi avevo smesso di prendere la pillola.
Raccolsi tutto il fiato che avevo e urlai.
Mi accorsi che da un momento all’altro sarebbe esploso, passai un momento di terrore, realizzando che non aveva preso alcuna precauzione.
Fra un singhiozzo e l’altro, riuscii a urlargli.
"Non venirmi dentro bastardo, non ho preso la pillola, ti prego non farlo "
Mi guardo con la faccia trasformata dall’imminente piacere e anche se lo disse con un ghigno, mi rassicurò.
"tranquilla troietta, non voglio rogne, ti sono piaciuto prima? ti faccio un bis sulle tette”
Iniziò a pompare forte con colpi lunghi e violenti, stantuffando quel grosso pistone avanti e indietro senza particolari riguardi, come se la vagina non fosse altro che un cilindro di carne.
"ehi Lilly, smettila d frignare, vedo che ti piace molto, senti come sei lubrificata".
"non è vero maledetto, non sto provando nulla, solo dolore, smettila, basta".
Ma aveva ragione, ero bagnata, segno che involontariamente il corpo rispondeva.
“basta, maiale, mi fai male".
Lo urlavo con tutto il fiato.
" Non ci penso nemmeno, voglio aprirla ben bene, così non farai fatica a ricevere quei sottodotati dei tuoi amici”.
Finalmente venne la fine, lo sfilò dalla figa, risalì con l’arnese, fino al petto, mi ritrovai il cazzo che già spruzzava sperma caldo, andando ad ammucchiarsi sopra all’altro oramai secco.
Pensai che tutto fosse finito, che mi avrebbe slegata, finalmente sarei uscita da quell’incubo.
Invece, vidi quel maledetto, indossare un guanto di lattice, prendere un tubo di crema e metterne un bel pò sul dito medio.
Poi, sempre con il tubo ne mise altrettanta sull’ano,sentii la fresca crema venire spalmata ben bene attorno al buco.
Con il medio iniziò a spingere per superare la resistenza dell’orifizio anale.
“non fare resistenza o ti farò del male maiala”.
“no, per favore no, non mi piace,nessuno è mai entrato”.
“credi non me ne sia accorto? lasciati aprire con dolcezza o te lo spacco, voi troie dovete essere pronte a tutto”.
Il suo tono non ammetteva repliche, non dovevo opporre resistenza, in modo tale da facilitare il suo lavoro, di maiale, che altro potevo fare, urlare, non serviva nulla, stringere le gambe, legata come ero?, cercai di rilassarmi, come mi aveva detto una mia cara amica, quando le avevo confidato di non averlo mai preso in quel posto, nella speranza che tutto finisse presto.
Il dito era ormai penetrato, perlustrava il mio ano in tutti i modi, aggiunse il medio dell’altra mano e comincio ad allargare il buco, lo faceva con forza, tirava a piú non posso, non so quanto durò quella tortura.
Finalmente tolse le dita dall’ano..
Illusa, un attimo dopo le rituffò nuovamente e con violenza.
Lo fece diverse volte, spingeva ed allargava.
“allargati maledetta,allargati”.
Ci fu una pausa.
Si sedette sullo sgabello, la testa si trovava all'altezza del bacino.
Con la mano guantata prese nuvamente il tubo della crema, mentre con l’altra mano accarezzava il clitoride.
Spalmò sull'ano ancora crema ed iniziò ad infilare un oggetto che non potevo vedere.
L’ano e tutta me stessa facevamo resistenza, per le dimensioni di quel coso che il dottore cercava di introdurre.
Mi chiese se provavo dolore,lo fece ridendo.
Urlai, di smetterla che stava facendomi un male terribile.
“non lamentarti, fra poco ti abituerai, maiala”.
Prese a spingere con maggiore forza, riuscì a far entrare quel corpo estraneo, ora lo faceva entrare ed uscire sempre più velocemente.
Sudava, spingeva, farfugliava parole che non capivo.
Poi con voce roca, tuonò verso di me..
"se in questo culo c'è entrato questo manico di gomma, allora ci entrerà bene anche il cazzo, hai visto che sei una vera maiala? che ti avevo detto? l'ho capito subito che non vedevi l'ora di prenderlo nel culo".
Prese in mano il cazzo ritornato a nuovo vigore, lo punto sull’ano e senza tanti riguardi, cominciò a penetrarmi nel culo ormai allargato dalle ispezioni anali e dal manico di gomma.
Riuscì a far entrare la cappella.
“ehi! vaccona il piú è fatto”
Il maledetto stava approfittandosi di una ragazza, (sì, dico ragazza a 18 anni non puoi essere donna) nuda e tremante.
Spingeva come un animale, mugolava, mentre mi asciugavo le lacrime dovute allo schifo e al dolore che stavo provando.
"Ora ti farò un po' male, ma sai è tutto un compromesso vero Lilly? io do una carta a te e tu dai il culo a me"
Mentre diceva qieste parole con un ghigno,affondava con violenza.
Un colpo secco e il porco cominciò la sua lunga sinfonia, sì, lunga all'infinito poiché solo chi conosce gli effetti può capire il significato di queste parole.
Un urlo uscì dalla gola, un urlo strozzato,un urlo al quale mancava l’aria.
"Zitta non urlare, lasciami lavorare in pace, devo aprirti ben bene"
"mi fa un male tremendo".
“taci troia e goditi questo bel cazzo in culo”.
Urlavo, lacrimavo, non potevo fare altro.
"Lilly è il nostro compromesso ricordi, non lamentarti anzi ringraziami ed apriti, ti chiedo solo di darmi il culo, non rompere i coglioni".
La cosa proseguì a lungo i minuti passavano, mentre il porco dava sfogo ai suoi istinti bestialmente annebbiati.
Finalmente la cosa ebbe fine, sborrò dentro, sentii quella cosa calda che lentamente usciva dal dolorante buco.
Non avevo ne voce, ne lacrime.
Rimase lì con il cazzo in mano a rimirare quello che aveva fatto.
“ecco Lilly,ora la strada è aperta, puoi ricevere chi vuoi,farai felici molti ragazzi, figa e culo ben allargati, dovresti ringraziarmi brutta troia”
Sempre con il cazzo in mano è andato al lavandino, se l'è lavato ben bene, insaponandolo e risciacquandolo varie volte.
Infine si è riavvicinato, il cazzo era molle, lo avvicino alle mie labbra.
“dai Lilly, ringrazialo, dagli un bacio”.
Tenevo la bocca chiusa, odiavo quel maledetto,avrei voluto dargli un morso.
“ah è così,ingrata puttanella”.
Prese nuovamente il naso con due dita, stringendolo, dovetti aprire la bocca.
“forza succhialo un po’ e dagli un bacio”.
Feci quello che voleva, purchè tutto finisse, fu soddisfatto.
Si rimise i boxer i pantaloni e il camiciotto con naturalezza come se niente fosse accaduto.
Andò al carrello dei medicinali, prese una garza e del disinfettante e con delicatezza, almeno questa volta, mi medicò con cura, prese un barattolo di pomata e unse ben bene il buco, introducendone un poco all’interno.
“questa ti farà passare il dolore e poi non c’è nessuna lesione, sono un bravo inculatore”.
Mi liberò le gambe, scesi dal lettino, faceva male, meno di quello che temevo o forse non volevo sentirlo, volevo scappare da li.
Ci misi un momento a trovare l’equilibrio.
Mi diressi a passo malfermo verso lo spogliatoio per rivestirmi, non prima di aver raccolto le mutandine e il reggiseno.
Lui si era riseduto alla scrivania.
Ritornai nell’ambulatorio, alzo la testa.
“tutto a posto, signorina, sentirà ancora un pò di dolore, ma passerà tutto, se avesse bisogno di qualcosa, mi chiami o venga nel mio ambulatorio privato, tenga, il mio biglietto da visita e il nulla osta per l’attività sportiva, adesso può andare, ah!, se crede di andare a denunciarmi, faccia pure, sarà la mia parola contro la sua, oltretutto lei la verginità è da un pezzo che l’ha persa, perciò, creda a me, pensi di aver fatto all’amore con uno dei suoi compagni il quale ha voluto romperle il culo, faccia così, eviterà una montagna di guai“.
Presi il foglio e prima di uscire trovai il coraggio di sputargli in faccia.
“la cosa non finisce qui”.
Si mise a ridere.
Senza più dire altre parole e con le lacrime agli occhi uscii da quella stanza, la risata mi seguì fino all’uscita dell’istituto, l’aria fresca mi accolse, ma non servi a nulla, mi sentivo sporca dentro e fuori.
Sfinita recuperai il motorino ero decisa di andare al comando dei carabinieri
Cosa feci invece?.
La voglia e la determinazione di andare a denunciarlo era grande,mi avviai in quella direzione, ma mentre mi avvicinavo, vidi davanti agli occhi quello che sarebbe successo e le conseguenze, avrei avuto, mamma e sicuramente zia dalla mia parte, ma fino a che punto avrebbe potuto spingersi? fino a che punto sarebbe stata disposta a rovinarsi la carriera? fino a che punto l’avrebbe vinta contro persone più importanti di lei? sarebbe stata la mia parola contro quella del figlio di una potenza economica della città, per non parlare della carica politica che aveva a Roma, tanto per farvi un’unidea era quasi tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali,avrei subito degradanti visite, umilianti domande e alla fine avrebbero detto che lo avevo provocato.
Pensai a papà e al suo incarico di comandante, al nonno con la sua concessione ministeriale.
Stavo rivedendo quello che era accaduto a mia sorella anche se lei aveva subito uno stupro ed era stata aggredita vigliaccamente di notte in un vicolo buio, ma alla fine l’aggressore era rimasto ignoto e a mia sorella era rimasta l’etichetta di donna violata.
Quell’esperienza per lei degradante aveva segnato tutta la famiglia.
Non volevo rivivere e far rivivere una cosa per noi ragazze umiliante.
Perciò non feci, nulla era più la paura delle chiacchiere e delle conseguenze, che di quello che avevo subito, passai davanti alla caserma dei carabinieri, accelerai, dirigendomi verso casa, chiedendo perdono a zia e mamma per non aver avuto fiducia in loro.
Non mancava molto per arrivare a casa quando cambiai idea, andai nel mio angolo preferito di spiaggia, non era ancora la stagione dei bagni, era deserta, mi spogliai completamente, entrai in acqua, era fredda, non mi accorsi nemmeno, mi avventurai fino a farmela arrivare al collo e mi lasciai andare, si avete capito,volevo farlo, immergendomi completamente, ma l’istinto mi faceva tornare a galla appena sentivo il bisogno di aria, vigliacca fino alla fine.
Continuavo ad andare giù, ma inevitabilmente ritornavo su,
Alla fine stanca per un’inutile lotta, ritornai dove l’acqua arrivava alla vita e cominciai a strofinarmi sempre più energicamente, volevo togliere tutto lo schifo, la vergogna, l’umiliazione, la vigliaccheria.
Non so quanto rimasi in acqua, ad un certo punto tremavo di freddo, uscii, ritornai a casa, andai direttamente in bagno, sotto la doccia, mi sedetti per terra, diedi sfogo a tutta la rabbia, il dolore, piangendo a più non posso, lasciando che l’acqua calda mi lavasse il fango e mi togliesse il freddo di dosso, poi senza nemmeno cenare, mi rifugiai nel mio letto, continuando a piangere, più che altro per la vigliaccheria a mamma dissi che non non stavo bene, mi credette.
Pensò che avessi litigato con il ragazzo e non diede peso alla cosa ed io la lasciai nella sua convinzione.
Passarono quasi due anni,avevo quasi dimenticato la cosa, quando,sul giornale,poi ripreso dalla televisione, apparve la notizia che mi fece ritornare tutto alla mente, ebbi la soddisfazione di vederlo accusato da una ragazzina a cui aveva fatto la stessa cosa, ma che aveva avuto più coraggio di me, ma quante altre vittime prima??
Fu processato, ma la cosa venne messa a tacere, intervenne il potente padre con tutto il suo peso politico ed economico, la famiglia ritirò la denuncia e il processo ebbe termine,la cosa non si doveva sapere, lo trasferirono non so nemmeno dove e per ironia della cosa, ad un’incarico più importante, bella morale da ricavare,non vi pare?
Da quel giorno giurai a me stessa, che mai più, avrei subito una cosa del genere,se non per mia volontá, desiderio o piacere mio.
Ora sapete perché odio la violenza, ma soprattutto perché non mi piace, prenderlo, beh!, avete capito.
Se mi avete letto fino a qui, vi ringrazio, non potete immaginare quanto sia stato importante aprirmi con qualcuno. mi sembra di essermi tolta non so quale peso dallo stomaco, spero capiate quello che voglio dire.
Cosi come spero abbiate letto questo racconto, non per sentirvi eccitati dalle violenze subite, ma per avere la vostra comprensione al fatto che sono stata vigliacca, affinché capiate perché non l’ho denunciato, pur avendo zia ufficiale di polizia, ma forse, proprio per quello non l’ho fatto.

Finalmente c’è l’ho fatta, ho scritto tutto è finita, me ne sono liberata, da ora in avanti solo cose belle, storie vissute con gioia e soddisfazione o di fantasia.
Un bacio a voi tutti e seguitemi nei prossimi racconti.
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